Stampa

giovanni tamburi qGiovanni Tamburi è un finanziere (romano, ma milanese di adozione, 71 anni, con moglie molto coinvolta nel business), ma – al contrario della maggior parte dei colleghi pari grado – comunica, spesso e volentieri. Non solo, dice cose non scontate e rivela particolari non noti. Interessanti soprattutto perché in portafoglio la TIP Tamburi Investment Partners ha gli yacht di Azimut Benetti, i piumini di Moncler, le cappe da cucina di Elica, i cavi sottomarini di Prysmian, le app di Bending Spoons, i mobili per esterno di Roda, i negozi di Ovs...

Per questo la sua intervista a la Repubblica del 16 giugno 2025 va letta da cima a fondo. Con due annotazioni a latere:

nelle dense 6.000 battute non una sola citazione per Alpitour, della quale è da anni maggiore azionista, neanche a proposito della eventuale quotazione: “Abbiamo dieci aziende, da Azimut Benetti a Bending Spoons, pronte per andare in Borsa”. L’anno scorso, di questi tempi, l’aveva citata

- illuminante la descrizione del “confessionale delle dinamiche familiari” ovvero del tavolo al quale si firmano i contratti grazie ai quali TIP entra nell’azionariato di imprese familiari. “Che cosa temono gli imprenditori, quando aprono il capitale a nuovi soci?” chiede l’intervistatore. “Hanno paura di perdere la loro individualità, che qualche volta è individualismo, di dover condividere le decisione con altri. In fondo i famosi consigli di amministrazione fatti in cucina con la moglie, il figlio e il cognato all’imprenditore italiano classico vanno bene. Per cui, tranne alcuni casi in cui c’è chi scommette con entusiasmo sulla crescita, di solito gli imprenditori non sono felicissimi di sedersi a questo tavolo”. Tamburi dixit, viva la sincerità. E di aziende familiari ton loghetto ha recentemente scritto.