CHI E' ROBERTO GENTILE

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L'EDITORIALE DI ROBERTO GENTILE

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T.O. DEL MESE

BOTTA & RISPOSTA

IPSE DIXIT

folla ttg qIl TTG di Rimini, a ottobre di ogni anno, offre un’incomparabile scenario di varia umanità e siccome il mio post del 2021 pare sia stato apprezzato, ecco altri 5 tipi da fiera.

1. Quelli che una volta sì che si cuccava! - Il racconto è talmente gustoso che lo cito testualmente, l’autore è un manager over-50, molto noto, che Rimini la conosce bene: “Ai bei tempi (diciamo 20 anni fa - ndr) funzionava così: si tornava dalla fiera alle 18.30 e poi subito a cena in hotel. Alle 19.30 a letto (!) e sveglia alle 23.00. Doccia corroborante, look da acchiappo e poi via per feste, una dopo l’altra, fino alle 6 del mattino. Quindi caffè e cornetto, cambio d’abito e di corsa in fiera, per una giornata di lavoro. Come nulla fosse, il fisico lo permetteva”. Ecco, una volta a Rimini le avventure di una notte erano la regola. Ora non so, personalmente non ho più l’età, ma questo diffondersi massivo di smartphone e di social, certo, non aiuta.

2. Quelli che passano il tempo in coda - Quando uno stand è intasato e c’è sempre qualcuno che attende di parlare con qualcun altro, significa che c’è business. Ma quando, della giornata trascorsa in fiera, un terzo se ne va per le code, allora qualcosa non va. Coda per entrare, se arrivi nell’ora di punta. Coda per stampare il ticket d’ingresso, se hai dimenticato di farlo a casa. Coda per depositare il trolley, al mattino, e coda per ritiralo, la sera. Code, soprattutto, al bar per il caffè o per mangiare la piadina, a qualunque ora. Allora perché, anni fa, di code per caffè e piadina ce n’erano meno? Semplice, perché la piadina te la mangiavi allo stand dell’Emilia Romagna e, per il caffè, avevi sempre la scelta tra gli stand della Colombia, del Brasile o del Guatemala. Tutto gratis, ovviamente.

3. Quelli che non hanno più l’età per metaverso e NFT, però s’impegnano - Quando sei nato ai tempi del telex, hai iniziato a lavorare col fax e l’email è arrivata quando eri già adulto, approcciarsi alle nuove tecnologie è complicato. I boomer - ai convegni in fiera dedicati al metaverso, agli NFT e ad altre amenità del genere - li riconosci perché siedono in fondo, stanno attenti e non fanno domande. Lo capisci che soffrono il fatto che i loro figli - su quelle robe lì - ne capiscono più di loro, ma s’impegnano e cercano di cavarne fuori qualcosa di utile. Però rimpiangono i tempi nei quali - per scoprire una nuova destinazione - a Santo Domingo ci si andava sul serio, e non toccava mettersi un casco col visore realtà virtuale. Nel salotto di casa.

4. Quelli che cambiano azienda ogni due per tre - Occupandomi di selezione di quadri e dirigenti in ambito turistico, ho un file Excel nel quale inserisco il lavoro attuale, in aggiunta a quelli precedenti, di centinaia e centinaia di addetti ai lavori. C’è chi ha cambiato azienda due o tre volte (la maggioranza), chi cinque o sei volte (molti), ma anche dieci e più volte (non pochi). Ecco perché a Rimini capitano colloqui del genere: “Ciao, sono il commerciale di Colombo Viaggi!” “Caspita, ma non lavoravi per Magellano Tours?” “Ma no, stavo con loro prima di Vespucci T.O., sei rimasto indietro...” “Ah avevo sentito che ti avevano preso in Caboto Crociere...” “Vabbè, lascia perdere, Colombo Viaggi è il migliore di tutti, ora ti spiego...”

5. Quelli (giovani) che in agenzia non ci sono mai entrati - Le fiere di settore sono nate per far incontrare l’offerta (i pacchetti dei t.o., le destinazioni turistiche) con la domanda (il consumatore finale, rappresentato dalle agenzie di viaggi). Questo prima di internet. Dopo, visto che di t.o. ne sono spariti a decine e neanche le agenzie stanno tanto bene, è cambiato tutto. Per cui capita di imbattersi - nei corridoi della fiera - in giovani che sanno tutto di comparatori, recensioni, metamotori, peer to peer e robe del genere, ma che in agenzia non hanno mai messo piede. E mai, probabilmente, lo metteranno. “É il progresso, bellezza”. Vero, ma un po’ di tristezza viene lo stesso...