Settembre, l’estate sta finendo e per l’autunno facciamo almeno tre buoni propositi turistici. Tempo di bilanci, quindi: azzardiamo un paragone tra il turista “di massa” del 2022 e quello del secolo scorso. Chi è più stupido?
Premessa. Le ferie di massa nascono nel secondo dopoguerra, frutto del benessere diffuso dopo gli anni bui del conflitto. Nella nostra memoria collettiva rimangono tre pietre miliari, film che tutti abbiamo visto chissà quante volte: “Vacanze romane” del 1953, con Gregory Peck e una deliziosa Audrey Hepburn, che scorrazzano in Vespa in una Roma senza traffico; “Il sorpasso” del 1962, capolavoro di Dino Risi, con Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant, quando la villeggiatura durava due mesi e i romani benestanti si trasferivano a Castiglioncello; “Sapore di mare” del 1983, però ambientato nella Versilia del 1964, dove la tesi degli autori, i fratelli Vanzina, era semplice: “Eh, come si stava bene allora!”. Ed era solo il 1983, non sapevano quello che sarebbe successo dopo.
Si dice che in vacanza venga fuori il meglio e il peggio di noi stessi. Ora mi chiedo: gli italiani in vacanza, negli anni ’50 e ’60, erano stupidi? No, erano ingenui e arruffoni, sempliciotti e confusionari, ma non stupidi. Erano ignoranti? Un po’, ma se ne vergognavano e, tornati a casa, volevano che i figli studiassero. Oggi, gli italiani in vacanza sono stupidi? Sì, più di prima. Sono ignoranti? Meno di sessant’anni fa, ma l’ignoranza è diventata un vanto, non una vergogna.
Tre casi a sostegno della mia tesi, tutti passati agli onori della cronaca:
1. La stupidità di morire per un telefonino. Andrea Mazzetto era un bravo ragazzo rodigino di 30 anni, il 20 agosto in escursione sull’Altopiano di Asiago, con la fidanzata. Ovvio che la coppia pubblichi delle Stories su Instagram, ovvio che per farlo si facciano del selfie. Il Gazzettino pubblica anche l’ultimo, quello immediatamente precedente il volo mortale di 100 metri, nel vuoto, che Andrea fa nel tentativo di recuperare il telefonino. Che gli era sfuggito di mano.
2. La stupidità di chi cerca lo sballo. Il titolo del Corriere dice tutto: “A Lloret de Mar, tra gare di sesso, droghe low-cost e niente regole: «Qui ci sfasciamo»”, devastante reportage del 22 agosto sulla mecca delle vacanze ultra low-cost, dal quale estrapoliamo solo due passaggi: “Qui possiamo sfasciarci. Ti fanno fare tutto. La gente non è come in Italia, che si stanca e chiama i carabinieri. La gente è tollerante. Se uno si ingegna, e becca in anticipo il volo low-cost al minimo, se salta i pranzi, con cento euro ti fai un bel po’ di giorni di vacanza”. Al racconto del cronista “A Lloret de Mar, qualora le condizioni lo permettano, gli abitanti d’estate spariscono. Se gli alberghi son pieni, li sostituisce il mercato immobiliare. Ci danno notizia di affitti di cantine e posti-letto in terrazza (su sdraio o stesi sul pavimento)” aggiungiamo soltanto che - se la Spagna è al secondo posto al mondo, per arrivi internazionali, e l’Italia al quinto, dal primo detenuto ai tempi di Vacanze romane - lo deve anche a luoghi infernali come Lloret de Mar.
3. La stupidità di chi vive di apparenze sui social. “Ma certe persone non si so’ rotte le palle di pubblicare quello che mangiano, mentre ballano abbracciati e poi si odiano, le panoramiche nelle discoteche tutte uguali, i tuffi dai motoscafi di lusso comprati facendo i buffi? Ma possibile essere diventati così cafoni?”. Chi è l’autore di questa intemerata romanesca, alla Catone il Censore? Un insospettabile Christian De Sica, il "re dei cinepanettoni" su Instagram (e dove se no?!) a Ferragosto. Rimbeccato (chi l’avrebbe detto?!) dall’Enrico Vanzina di “Sapore di mare”: “Io sono d'accordo con Christian se lui si riferisce alla fiera della vanità su tette, lati B, muscoli fotopostati per far rosicare gli amici. Su questo ha perfettamente ragione. Ma è anche vero che non c'è solo questo, perché se si mettono sui social contenuti alti, la risposta è straordinaria. Se stimolata bene, l'Italia è migliore”.
Ecco, chiudiamo con questa professione di fede, l’Italia è migliore. Bella lì