“In teoria Alidays è un tour operator. Dico in teoria perché in effetti la definizione di tour operator ci è sempre stata un po’ stretta: il nostro focus è creare esperienze di viaggio uniche, che ogni viaggiatore possa interpretare a propria misura”. Questa la dichiarazione d’intenti di Davide Catania, amministratore unico di Alidays, la cui storia personale si lega molto a quella dell’impresa da lui creata a Milano più di vent’anni fa. “Sin da ragazzo, due cose mi hanno appassionato: la tecnologia e “fare star bene il cliente”. Ho fondato Alidays Travel Experiences nel 1992, allo scopo di avvicinare il mondo universitario ai viaggi. Grazie ai primi strumenti informatici (Internet era ai primordi) ho sviluppato il concetto di itinerario su misura: prima sugli Stati Uniti, poi via via i Caraibi e il Centro-America, l’Oriente e l’Oceania”. Alidays ne ha fatta di strada, da quel lontano 1992: 45 milioni di euro il fatturato stimato nel 2014 (l’anno fiscale termina a dicembre), 53 dipendenti, una bella sede a Milano, progetti di crescita sostenuta, ma controllata. Tre gli elementi che hanno permesso a Catania di superare la tempesta che ha fatto naufragare un t.o. dopo l’altro, in questi ultimi anni: aver realizzato un modello di business diverso da quello tradizionale, dove il focus è spinto sulla tecnologia e il patrimonio aziendale è dato dalle persone, quindi attenzione strenua ai costi e al ROI. Essersi tenuto lontano dalle destinazioni charterizzate e dalla conseguente battaglia sui costi (mai programmato il Mar Rosso, uno dei pochi...). Essere rimasto sempre indipendente, quindi aver mantenuto la barra dritta anche quando “appartenere” a qualcuno più grosso (fondi, soci finanziari, t.o. golosi di margini...) avrebbe fatto comodo. Fluidtravelsta per essere rilasciato in versione beta ed è la scommessa del 2015: luogo di incontro digitale tra il consulente viaggi e un “viaggi attore” attraverso l’esplorazione di 10.000 esperienze disponibili sul pianeta. A ulteriore conferma che il catalogo appartiene al secolo scorso.
Al debutto Focus Vacanze, t.o. multitasking di Brescia
Aprire un t.o. di questi tempi è un atto di per sé coraggioso. Ci hanno pensato Gianni Masu e Bruno Sottini: il product manager Masu proviene da Cabo Verde Time, l’amministratore Sottini ha recentemente lasciato la direzione vendite di Bravo Net (ora inglobata con HP Vacanze inGeo Travel Network), entrambi bresciani, entrambi soci operativi. “Focus Vacanze di Win Travel Srl nasce in società con i proprietari di alcune strutture alberghiere di mete che trattiamo, come Capo Verde e Kenya” spiega Sottini “Ma esiste anche una joint venture con una DMC in Portogallo”. Ovvio che la parte del leone la farà Capo Verde, che il t.o. propone con un’offerta che va dai villaggi 5 stelle di catene internazionali ad appartamenti in residence; quindi Kenya, Portogallo, Madeira e Algarve, con un esordio in Italia (Puglia e isole) in partnership con un socio di Win Travel. 2.500 agenzie in mailing, maggiormente concentrate nel Centro-Nord, e presidiate da tre promotori (Lombardia, Triveneto ed Emilia Romagna). “Siamo un tour operator ‘multitasking’ e la vision è ambiziosa” spiega Sottini “Con Focus Vacanze vogliamo declinare più attività: outgoing, incoming, estero su estero (per esempio vendendo Capo Verde alle agenzie francesi); vogliamo permettere ai clienti (italiani e stranieri) di raggiungere le nostre destinazioni con tutti i voli disponibili (ITC, linea, low cost) ”.www.focusvacanze.it
Kiwi Resorts, la nuova società di gestione alberghiera di Phone & Go
L’integrazione verticale è un must per molti operatori: da sempre Alpitour, che controlla una compagnia aerea e delle reti di distribuzione; in passato Ventaglio. Oggi è il turno di Phone & Go, il t.o. guidato da Fouad Hassoun, che dopo aver “integrato a valle” con Holiday Express, “integra a monte” con la neonata società di gestione alberghiera Kiwi Resorts. Sede a Milano, Phone & Go Spa azionista di maggioranza, Renato Circosta (in foto) presidente e amm.re delegato, con una piccola quota dell’azionariato. “Phone & Go voleva mettere a frutto l’esperienza accumulata come gestore in proprio di alcuni resort, il passaggio a “hotel management company“ è apparso scontato” dichiara Circosta “Nell’estate 2012 gestiamo e commercializziamo tre strutture a Zanzibar, una in Kenya, una in Sicilia, per un totale di 500 camere. Abbiamo accordi con operatori italiani e stranieri, contiamo su un buon riempimento, la sensibilità commerciale - tipica di Phone & Go - caratterizza anche Kiwi Resorts”. Saper vendere, in tempi grami come questi, è già un bel vantaggio
Value Holding: obiettivo integrazione verticale, a partire da Marevero
Ha le idee chiare Giuseppe Sergnese, presidente di Value Holding SpA, che a giugno 2012 ha rilevato il t.o. milanese Marevero dal gruppo alberghiero spagnolo Iberostar e dai manager fondatori. Insieme al socio storico, vicepresidente e CFO, Marco Bocchieriha presentato la neonata Divisione Turismo, affidata al direttore generale Ramon Parisi. Parisi porta in dote, oltre all’esperienza di 14 anni alla direzione commerciale di InViaggi, il t.o. Ariaviaggi, del quale Value Holding ha acquisito una quota del 10%. “Il mio back-ground è in ambito aeronautico e aeroportuale (13 anni tra Air Europe e AirOne - ndr)” racconta Sergnese “Ma mi è sempre piaciuto guardarmi intorno. Quando abbiamo rilevato Marevero mi sono tuffato nell’operatività e la prima cosa di cui mi sono accorto è che fare solo il t.o. non serve più a nulla. Attori come le Olta (Sergnese è stato in passato coinvolto nell’operazione Yalla Yalla – ndr) ci strappano quote di mercato e i network c’impongono condizioni che non sono più sopportabili, se non a danno del risicato margine che abbiamo. Value Holding è un gruppo impegnato a più livelli, dove economie di scala e condivisione di attività di back-office sono pratica quotidiana: la ristrutturazione di Marevero ne è stato banco di prova, Ariaviaggi è il passo successivo. Ma siamo solo all’inizio: guardiamo alle Olta e trattiamo con la distribuzione (Liberi Tutti, secondo l’indiscrezione pubblicata dal TTG) perché il pacchetto turistico bisogna pure venderlo, oltre che produrlo, e su tutti i canali. Credo in un approccio etico col lavoro: nei confronti dei clienti, dei collaboratori e ancor più dei partner. Credo nel lavoro di squadra, non nell’individualismo fine a se stesso”. Un imprenditore che parla di business, e poi di etica e lavoro di squadra. Bravo se riesce a tenere insieme le cose.
Valtur: stavolta non deve andare come le altre volte
Siamo tutti Valtur. Non può, non deve saltare un t.o. che ha contribuito alla storia del turismo in Italia e che oggi affronta una gravissima crisi. La notizia del giorno è la cassa integrazione straordinaria per 170 dipendenti, due settimane ogni sei di lavoro, solo per i lavoratori dei villaggi chiusi nella stagione invernale. La notizia di ieri è il ritorno di Carlo Schiavon, entrato in Valtur il 1 luglio 2011 come direttore generale operations e dimissionario dopo soli 80 giorni. La notizia di qualche giorno fa è la querelle tra i commissari straordinari Daniele Discepolo, Stefano Coene Andrea Gemma e il t.o. i Grandi Viaggi, che ha integrato nel proprio team risorse commerciali e operative provenienti da Valtur. Ma da mesi, ormai, l’atmosfera nella sede milanese non è delle migliori. Valtur è gravata da un debito di oltre 300 milioni di euro, di cui 62 verso il sistema bancario, 85 verso i fornitori e 92 nei confronti dell'Erario e dell'Inps: grazie alla legge Marzano, da metà ottobre si sono insediati i commissari, alle prese con un complesso piano di salvataggio. Piano che prevede, tra le varie opzioni, il reperimento di un partner industriale, il lancio di una newco con un aumento di capitale da 30-50 milioni di euro, la dismissione di asset non strategici per 100 milioni di euro e - ovviamente - la ristrutturazione del debito. Ma stavolta non deve andare come le altre volte. Perché Valtur ha una storia trentennale e ha rappresentato per decenni il villaggio turistico italiano. Perché il fatturato che Valtur lascerebbe per strada andrebbe perduto (vedi i casi Ventaglio o TeoremaTour). Perché lo staff della sede milanese e dei villaggi è ricco di professionalità e non merita di finire nel novero di coloro che cercano un lavoro, soprattutto in questo momento. Perché agenzie e clienti perderebbero un (ulteriore) brand di riferimento, e non ce ne sono tanti che restano. E poi perché Fiorello, che proprio in Valtur ha iniziato, su Rai 1 fa 12 milioni di spettatori, e un appello potrebbe farlo anche lui...