Ci sono voluti quasi quarant’anni (il Serena e il Majestic di Montesilvano, i due hotel che diedero vita al primo business turistico della famiglia Maresca, vennero acquistati all’inizio degli anni ‘80) per decidere di rischiare sui charter. “Per la prima volta abbiamo messo a catalogo pacchetti soggiorno con volo e transfer” dichiara soddisfatto il direttore commerciale Massimo Zanon“Mettiamo a disposizione circa 150 posti volo a settimana con Alitalia da Milano per Cagliari, Catania, Bari e Lamezia Terme, oltre a un contingente sul Verona-Cagliari”. Per un operatore “presente in Sardegna, Puglia, Sicilia, Abruzzo, Calabria e Piemonte con Villaggi Turistici e Hotel 4 stelle, oltre che in Puglia con due Hotel 5 stelle di cui uno con SPA” come recita l’home-page del sito è una decisione strategica: sia perché non è più il tempo della Fiat 500 caricata di bambini e canotti giù per l’Autostrada del Sole, sia perché la concorrenza i charter li compra, eccome, a cominciare dalla Valtur targata Nicolaus.
La palma del gruppo turistico più dinamico del momento spetta senza dubbio ad ARKUS Network Srl di Roma: da visitare il sito, dove campeggia l’ambiziosa vision: “ARKUS è un Gruppo Polifunzionale costituito da investitori istituzionali, imprenditori e società del terziario avanzato, accomunati da identità valori e caratterizzati da una visione olistica del fare impresa, che offre il proprio know-how per il raggiungimento degli obiettivi di business, anche in processi di ristrutturazione e turnaround aziendali”. È l’olistico che suona un po’ emblematico. Di ARKUS abbiamo già scritto (vedasi l’intervista a Sandro Saccoccio, che però nel frattempo è passato dalla direzione commerciale di Best Tours e Metamondo a quella del nuovo acquisto Amandatour, al quale è seguito pure l’ultimo, Viaggi di Atlantide. E con Travel Partners fanno cinque. L’obbiettivo dichiarato è lo sbarco in Borsa e la scalata al podio del tour operating italiano (i primi due posti sono occupati da Alpitour e Uvet, diciamo svariate centinaia di milioni di euro di fatturato più su). Chi volesse approfondire nomi e tappe della scalata legga qui il dettagliatissimo articolo del direttore de l’agenzia di viaggiRoberta Rianna. Chi invece fosse più interessato al gossip, si limiti a questo pezzo del 12.4.19 di Repubblica, edizione di Palermo, dedicato alle mire calcistiche del presidente del CdA Walter Tuttolomondo, fratello di Salvatore. Chi sia Salvatore Tuttolomondo, nel prossimo .
Cosa pensi l’autore di questa newsletter della seconda vita di tour operator da risuscitare è scritto qui. La maggiore perplessità non è rilanciare un marchio mai uscito di scena (vedi i casi Valtur per Nicolaus oppure Settemari per Uvet, o ancora Swan Tour per Alpitour), ma recuperarne uno che sul mercato non c’è più da anni. Stavolta non parliamo del troppo spesso citato Viaggi del Ventaglio, ma di una sua partecipata, ovvero Columbus, storico t.o. fondato a Genova nel remoto 1956 e coinvolto nel drammatico fallimento del 2010. A prendersene cura è ora il padovano Ivano Zilio, iperattivo presidente di Primarete Network che però si è sempre occupato di reti e di agenzie. “É un marchio doc e pulito perché è l’unico del Gruppo Ventaglio che non ha mai lasciato a terra pax e ha onorato tutti i debiti”affermano convinti a Padova. Pronta la replica di Bruno Colombo, che riporto testualmente: “Contesto totalmente la dichiarazione di Primarete, il Gruppo Ventaglio non ha mai lasciato passeggeri a terra! Mai, neanche nei momenti più difficili”. Vabbè, passeggeri a parte, Ivano Zilio merita fiducia, come tutti gli imprenditori, ma terremo sotto controllo il sito di Columbus Vacanze (ora si chiama così). E i suoi passeggeri.
Quelli che Valtur... come ha reagito il mercato all’operazione
Valtur è come Sanremo o la Juventus: non se ne può non parlare, bene o male non importa, perché il tema è comunque popolare. E divisivo. Perché Valtur (come Sanremo, come la Juve) o si ama o si odia. Chi ha letto il mio post di fine gennaio 2019 lo sa. Grazie alle decine di commenti ricevuti vi spiego come ha reagito il mercato all’operazione Nicolaus. 1) Quelli che... la Valtur di Fiorello era un’altra cosa: è la categoria più numerosa, sono i nostalgici e i romantici. “Valtur era Animazione. Sport. Capi villaggio. Era una filosofia. Era un’appartenenza. Era una Tribù”: cito testualmente, maiuscole comprese. Bello, ma va interpretato su un duplice piano di lettura: “Quella Valtur era bella e non tornerà più” e “Quella Valtur era bella perché io ero giovane e ora non lo sono più”. Il rimpianto dei tempi andati non è contestabile. Anche a me mancano i 33 giri, le cartoline illustrate e il Ciao, ma non c’è nulla da fare: sono preistoria. La Valtur dei Pagliara Bros. ha messo da parte nostalgia e rimpianto, non è con questi che si riempiono le camere dei sette villaggi estate 2019. 2) Quelli che... Valtur faceva 246 milioni di euro come tour operator: la nostra memoria è selettiva, quindi è normale che restino impressi certi dati e se ne dimentichino altri. Quelli che citano le centinaia di milioni e le decine di villaggi fanno riferimento a una fase storica di Valtur molto lontana nel tempo, perché basta ricordare che sono passati 20 anni (!) da quando Carmelo e la figlia Maria Concetta Patti si insediarono in Valtur. Il declino è cominciato da lì, visto che i Patti non solo non ci hanno mai messo una lira, ma hanno anche indebitato la società e venduto l’argenteria di casa (le mura dei villaggi). A loro è seguito il primo commissariamento (2011-2013), la parabola di Franjio Ljuljdjuraj (2013-2016) e la cometa Investindustrial di Andrea Bonomi (2016-2018). È quindi corretto affermare che Valtur è messa male da almeno 10 anni. L’Età dell’Oro Valtur, se mai c’è stata, risale a un sacco di tempo fa. A quell’epoca Giuseppe Pagliara si occupava di politica a Ostuni e il fratello Roberto lavorava per Eurotravel: difficile che - per mettere in piedi la nuova Valtur - abbiano voglia di farsi raccontare come andavano le cose allora. 3) Quelli che... ci hanno provato anche altri, e hanno fallito: se c’è un paragone che non sta in piedi è quello con recenti tentativi di resurrezione. Ventaglio, tanto per citarne uno, nella abortita versione 2017 o nella misteriosa riedizione 2019. Valtur non ha sospeso le vendite per anni, non è reduce da un fallimento, ha un marchio con 50 anni di storia. Paragonarla a una Utat o a una Columbus qualsiasi non è miope, è stupido. 4) Quelli che... i Pagliara speriamo che ce la facciano: anche questo sentimento, come quello nostalgico, è molto diffuso. Dai colleghi ho sentito soltanto: “Siamo concorrenti, ma io auguro ai Pagliara ogni successo, perché conoscono il mestiere e hanno investito un sacco di soldi”. Quindi tutti (o quasi...) tifano Nicolaus, per due motivi: perché riconosciamo il valore di chi fa il nostro mestiere (Bonomi è un finanziere, Carmelo Patti era un terzista Fiat) e ci piace vederlo premiato. Perché se funziona Valtur il mercato è contento: fornitori, agenzie, clienti. E chi non auspica un po’ di fiducia per il nostro settore, di questi tempi?!